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giovedì 13 gennaio 2011

Motivazione ed apprendimento motorio

Non è sempre facile per l'istruttore riuscire a motivare un bambino in vista dell'apprendimento di una determinata capacità motoria. Svogliatezza, ritrosia, stanchezza, apatia, sono tutti segnali di una caduta motivazionale che può essere momentanea o alla lunga determinare un precoce abbandono dell'attività fisica e sportiva. Per utilizzare al meglio o sollecitare la motivazione del proprio allievo, l'educatore sportivo dovrebbe conoscere ed impiegare un ampio repertorio di metodi e di risorse didattiche, ad esempio giochi ed esercizi variati, capaci di stimolare la curiosità e l'esplorazione, attività ludiche e sportive, stimoli legati al cambiamento delle situazioni e dell'ambiente, conferme idonee a promuovere l'autostima, l'appartenenza al gruppo e l'identificazione con l'insegnante. 
* Attivazione psicofisiologica ed emotiva: è ottenibile promuovendo e sottolineando l'importanza che può avere, dal punto di vista del bambino, la realizzazione di una certa prestazione o la conquista di una particolare abilità.
* Direzione dello sforzo verso un particolare fine: è ottenibile se direttamente o indirettamente diventa importante per il bambino. Esprimere se stesso, provare senso di pienezza e di padronanza del proprio corpo, sono bisogni presenti in tutti i ragazzi
*Attenzione selettiva: è utile per l'apprendimento motorio ed è ampiamente influenzata dalla motivazione. Il comportamento motivato ad apprendere è una tipica conquista post-adolescenziale, che richiede un grande impegno da parte dell'educatore sportivo. Ciò è possibile solo se, durante la fase di avviamento allo sport, il bambino interiorizza, gradualmente, i valori espressivi, agonistici, ludici e socio-emotivi dello sport o dell'attività ludica in genere.

martedì 21 dicembre 2010

Che fantastico progetto: Zero6 Bambini al potere! Andiamo a conoscerli....

Nel corso della fase di promozione di Progetto Primo Salto ho avuto la possibilità di entrare in contatto con molte persone che, in diversi modi, si occupano del benessere dei bambini. Tra queste sono rimasto incredibilmente affascinato dal lavoro di un team composto da professionisti qualificati e genitori volenterosi, uniti dalla spiacevole percezione che il mondo non sia troppo "family friendly”. 
Il nome del loro progetto: Bambini al Potere! 
Visita il sito
La finalità è realizzare un mondo a misura di bambino laddove anche i più grandicelli potranno godere di un grande risalto ed essere i soli ed incontrastati protagonisti, andando incontro alle loro esigenze secondo i criteri di una famiglia che oggi manifesta necessità diverse rispetto al passato.

Zero6 è una divisione del progetto Bambini al potere! che raggruppa aziende e iniziative rivolte a una specifica fascia d’età: cuccioli da 0 a 6 anni, ai quali viene dedicato una particolare attenzione per farli crescere in modo divertente e costruttivo. I volti sono quelli di Monica, Luana, e di tanti altri collaboratori ( mi perdonino se non li cito) che con il loro impegno quotidiano, fatto di azioni che li vedono protagonisti in prima persona, cercano di rendere la vita dei loro e dei nostri bambini un pò migliore. Ma lasciamo che siano loro stessi a presentarsi....


- come nasce Zero6 - Bambini al potere? 
Zero6 – Bambini al Potere! nasce per creare spazi che soddisfino i bambini in primis, e in secondo luogo i genitori, agevolando la vita di entrambi. I nostri eventi mirano a regalare non solo divertimento ai piccoli, ma anche e soprattutto la possibilità per i genitori di condividere le nostre iniziative con i propri bambini. In linea generale il baby parking non rientra nella nostra filosofia lavorativa, il nostro intento è fare in modo che mamma e papà trascorrano del tempo di qualità interagendo con i figli. Perché se è vero che molti genitori vivono per i loro figli, non è altrettanto vero che vivono con loro nell'accezione letterale del termine. 

- quali sono le fondamenta del vostro progetto?
Siamo una squadra nella quale ognuno gioca un ruolo ben preciso: c’è chi organizza e promoziona eventi, chi scrive testi, chi produce spettacoli, chi si occupa del commerciale, chi cura l’ufficio stampa.  Organizziamo una rete di soluzioni che possano arginare il problema della mancanza di servizi e cortesia a favore dei bambini, protagonisti assoluti del nostro progetto. I nostri figli necessitano di attenzioni, risate, divertimento: il nostro scopo consiste nel regalare loro una realtà che abbracci il più possibile i loro bisogni, che li coccoli con affetto esattamente come facciamo noi ogni giorno. Il bello è che lavoriamo con e per loro, divertendoci assieme. 

- buona volontà o buona organizzazione svelateci il vostro trucco? 
Sicuramente è misto di queste componenti, ma il nostro piccolo segreto consiste principalmente nella voglia di riuscire a raggiungere i nostri obiettivi. 

- si parla tanto di sociale, molti politici se ne occupano, ma spesso si ha la sensazione che le problematiche dei bambini non vengano adeguatamente supportate. Quale è la vostra idea in merito? 
Le problematiche dei bambini non vengono adeguatamente supportate, altrimenti non sarebbe così complicato ottenere attenzione per ottenere dei risultati, anche quelli apparentemente più banali. Un parco è invaso da cartacce, bottiglie di birra vuote e mozziconi di sigaretta? Gli scivoli sono stati devastati dai vandali, l’erba ha raggiunto un’altezza che inghiotte i bambini più piccoli, le altalene sono insicure? Provate a contattare l’amministrazione comunale per un intervento risolutivo, ricevere una risposta è un’impresa che spaventerebbe persino Don Chisciotte. 

- domanda di parte....vi rivolgete spesso alle mamme....ma oggi ci sono anche tanti padri che si occupano attivamente dei propri figli...potete dare anche a noi qualche buon suggerimento? 
In realtà non ci rivolgiamo esclusivamente alle mamme; la nostra ambizione più grande è quella di riuscire a rivoluzionare il concetto di famiglia. Siamo fermamente convinti che la cooperazione fra genitori sia fondamentale per crescere assieme ai propri figli. Gli uomini stanno acquisendo una maggiore consapevolezza del loro ruolo senza rimanere esclusi, volenti o nolenti, dal rapporto un tempo esclusivo madre-figlio. A breve partirà un progetto importante che unisce le nuove mamme e i nuovi papà. Insieme, come è giusto che sia, riusciremo a migliorare un progetto di vita che si costruisce in tre, mai in due. 

- bambini e movimento, la vostra idea? 
Approviamo totalmente, sia per quanto riguarda il praticare uno sport (primo fra tutti il nuoto, protagonista al momento di un nostro progetto che interessa numerosissime piscine italiane), sia per quanto riguarda lo stare il più possibile all'aria aperta. E’ scontato puntualizzare come la sedentarietà incida sull’obesità infantile nonché quanto sia deleteria dal punto di vista dell’accrescimento mentale. Sono nozioni scontate per chiunque nutra particolare cura della salute psicofisica dei bambini, decisamente meno note a quanti ritengano non essenziale il movimento per i piccoli, quasi si trattasse di un’attività da svolgere una tantum. E’ invece importantissimo per i bimbi poter disporre di spazi nei quali sfogare la loro naturale vitalità, è fisiologico approcciarsi a un qualcosa che non sia lo stare in casa quasi perennemente appiccicati allo schermo di un televisore o di un pc. “Mens sana in corpore sano” è una massima che vanta millenni di anzianità, eppure è un concetto ancora straordinariamente attuale. 

- con Progetto Primo Salto è stato amore a prima vista, un'occasione di collaborare insieme, un progetto comune: la felicità dei bambini....non credete? 
Assolutamente sì! Il nostro feeling con Progetto Primo Salto nasce dalla volontà di portare avanti un’idea comune. La straordinaria forza dei bambini consiste nella capacità di regalare innovazione alla vita dei genitori, di stravolgere il nostro punto di vista in modo del tutto inaspettato. Questa è la magica potenza dei cuccioli d’uomo, perciò il nostro marchio si chiama “Bambini al Potere!” con il punto esclamativo. I figli sono un punto esclamativo, sempre. A volte anche un punto interrogativo, a dirla tutta. Ma, qualsiasi forma decidano di assumere, rimangono sempre il punto cardine della nostra esistenza. 


domanda di rito...Primo Salto ti cede la sua Lampada di Aladino...esprimete 3 desideri...


Beh, è difficilissimo non scadere nella retorica quando in ballo c’è il genio della lampada, ma correremo questo rischio.  Noi vorremmo questo: 

1) Che i bambini riescano un giorno a governare il mondo; guerre, odio e carestie diventerebbero soltanto un pallido e vergognoso ricordo del passato. 
2) Che un’entità suprema si decida finalmente a spazzare via chiunque oltraggi i bambini, li ferisca a morte con atti ignobili, violi il loro diritto insindacabile alla felicità. 
3) Che la scienza riesca a debellare le patologie gravi che colpiscono l’infanzia, soprattutto le famigerate malattie rare per le quali, purtroppo, non vengono improntati fondi sufficienti per portare avanti la ricerca. Non esiste cosa più devastante, per un genitore, dell’assistere impotente un figlio che si spegne lentamente. E’un dolore che nessuna famiglia dovrebbe trovarsi ad affrontare, mai, per nessuna ragione al mondo. Sopravvivere ai propri figli è innaturale e atrocemente ingiusto. 
Pensi che Aladino sarà così magnanimo da accontentarci? In caso contrario, proveremo noi ad esaurire questi desideri, magari con la collaborazione di tutte le persone che, come noi, adorano i bambini. Tu ne conosci per caso qualcuna?J

lunedì 29 novembre 2010

Palla avvelenata e palla prigioniera sono lo stesso gioco?

Assolutamente no! Proviamo a fare un pò di chiarezza con le definizioni che da wikipedia di questi due giochi:

PALLA AVVELENATA
Per giocare a palla avvelenata è importante che ci sia un muro, o un albero, contro cui far sbattere la palla "avvelenata". Si inizia la partita dopo che, con una conta, si è deciso chi sarà il primo battitore. Tutti allora stanno attorno al battitore, e quando questo lancia la palla contro il muro chiamando uno dei partecipanti a caso (ad esempio "Chiamo Luca!") allora tutti si mettono a correre allontanandosi il più possibile, mentre Luca cerca di raggiungere la palla. Appena la raggiunge, Luca grida "Fermi tutti!", costringendo gli altri a diventare "statue". A quel punto, Luca può compiere tre passi verso un giocatore immobile e tentare di colpirlo (in altre versioni del gioco, i passi sono vietati). Se la "statua" viene colpita, viene eliminata, ma se questa riesce a respingere la palla con le mani la palla può essere presa da un giocatore - statua più lesto degli altri. Questo diventa il nuovo battitore e può continuare il gioco in questo modo. Se invece la "statua" presa di mira riesce a bloccare al volo la palla, è il battitore ad essere eliminato, e si riprende da chi ha afferrato la palla. Vince chi rimane ultimo.

PALLA PRIGIONIERA
I giocatori sono divisi in due squadre e si affrontano su un campo di gioco rettangolare diviso in quattro fasce di grandezza diversa, due più piccole ai confini e due più grandi al centro; in queste ultime si posizionano alternati i componenti delle due squadre a inizio partita. Si nominano due capitani, e con un sorteggio (per esempio pari o dispari) questi dovranno disputarsi il diritto di scegliere i componenti della squadra e di giocare per primi. A turno, uno dei componenti di una squadra dovrà cercare di colpire un avversario o più, lanciando una palla con le mani, senza superare con i piedi o con le braccia il confine che divide i due campi. Il tiro viene convalidato solo se il pallone non urta il terreno prima di colpire un avversario. Quando un avversario viene colpito dal pallone viene "fatto prigioniero", e si deve spostare nella fascia più piccola, dietro ai giocatori della squadra che ha messo a segno il colpo. Se un prigioniero prende la palla, può cercare di colpire direttamente gli avversari e tornare libero. Se dopo un tiro la palla viene presa al volo da un giocatore della squadra avversaria, sarà colui che ha tirato la palla ad andare nella zona prigionieri. Vince la squadra che cattura tutti gli avversari.
I giochi di Progetto Primo Salto.....

martedì 23 novembre 2010

Ma Giochi Senza Frontiere ve lo ricordate?

Era il 1965: lo statista francese Charles De Gaulle auspicava l'unità economica Europea ma s'impegnava anche per creare il primo gioco internazionale che unisse le nazioni coinvolte nei suoi progetti, incrementando l'amicizia fra i paesi della neonata istituzione. La formula nasce dall'esperienza italiana di Campanile sera che venne a sua volta copiata in Francia da Guy Lux con il titolo di "Intervilles", per l'allora statale TF1: delle cittadine si confrontavano giocando, in piazza. A quel punto il passo fu breve: aderirono al progetto Germania, Belgio e l'Italia e nacque "Jeux sans frontieres".

La prima edizione andò in onda nel 1965 e poi ogni estate ininterrottamente fino al 1982; dopo una sospensione di alcuni anni, il programma riprese nel 1988 e andò avanti fino al 1999. I giochi senza frontiere erano una sorta di olimpiadi dove ogni nazione partecipante era rappresentata, in ogni puntata, da una diversa città o (più spesso) cittadina che sfidava in prove molto divertenti e bizzarre le città delle altre nazioni. In quasi tutte le edizioni ciascuna puntata veniva ospitata in una delle città partecipanti alla puntata stessa; nelle ultime quattro edizioni i giochi furono disputati in un'unica sede.

Il gioco consisteva in una serie di prove che le nazioni dovevano affrontare per guadagnare punti. Nelle prove in cui le nazioni si sentivano più forti potevano giocare (in molte edizioni) il jolly, che faceva raddoppiare il punteggio totalizzato, mentre, a turno, saltavano una prova per giocare il fil rouge.

Qualche ragazzo più giovane forse non ricorderà la famosa frase “Attention… trois, deux, un…” . E la mitica coppia Pancaldi-Olivieri: Guido Pancaldi e Gennaro Olivieri, storici arbitri internazioneli dei giochi, presenti sin dalla prima edizione (nel '65), restano in carica fino agli anni ottanta, periodo in cui vengono rimpiazzati dal belga Dennis Pettiaux, presente fino all'ultima edizione.

Piscine, giochi e tanto divertimento targato EUROPA. Ben prima dell’Euro.

Esiste un sito www.giochisenzafrontiere.net dove vengono raccolte le firme ( ad oggi circa 4000) per il ritorno del format in tv.

IO MI GIOCO IL JOLLY!!!!!!!

lunedì 15 novembre 2010

fare sport per i bambini....un'occasione da non perdere

Lo sport è una scuola di vita perché insegna ad avere rispetto per sé e per gli altri. Attenzione però: non deve essere vissuto dal bambino come qualcosa di imposto, ma come un piacevole diversivo.

Imporlo no, proporlo sì “Lo sport è un’occasione che dobbiamo offrire ai nostri figli - sottolinea Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta veneziana -. Essendo venuto meno lo spazio nei cortili, noi genitori dobbiamo metter loro a disposizione dei luoghi dove possano muoversi in libertà. In un’epoca in cui non si hanno molte possibilità di giocare con fratelli, cugini o vicini di casa, mancano infatti al di fuori della scuola, altre occasioni per stare insieme ad altri bambini.

Praticare uno sport offre al bambino l’opportunità di socializzare con altri coetanei, insegna a ‘lavorare’ insieme per un progetto comune e a rispettare le regole del gioco. Ma insegna anche ad aver rispetto per sé stessi e per gli altri, non sentirsi invincibili di fronte ai compagni solo perché si riesce bene nella pratica sportiva e a non sentirsi degli sconfitti solo perché si è più lenti degli altri”.

Per Progetto Primo Salto, lo sport per il bambino deve essere un gioco e niente più. I genitori non devono riversare su di lui i loro desideri e non devono pretendere che primeggi sui compagni. Devono essere contenti di lui se è bravo, ma anche se non riesce benissimo. Anzi, in questo caso è bene parlare con il proprio figlio per capire se gli insuccessi gli procurano frustrazione.

Lo sport può essere un’ottima occasione di socializzazione anche tra le famiglie: cercare di organizzarsi per accompagnare e andare a prendere a turno i bambini può essere più comodo (i genitori non rischiano di trasformarsi in tassisti a tempo pieno!) e dà vita a nuove amicizie, per i bambini e non solo!

giovedì 11 novembre 2010

bilancio dopo il primo mese di lavoro....

12 ottobre ore 18,30: primo giorno della prima edizione di Progetto Primo Salto....

che emozione...abbiamo lavorato tanto per questo giorno, riunioni tecniche, pianificazione anche dei più piccoli dettagli...ci troviamo mezzora prima per prepararci. Eccoli, stanno arrivando, sono tanti! i bambini entrano in palestra con una certa diffidenza, non capiscono bene cosa sono venuti a fare.
Mamma gli ha detto: dai andiamo a provare questo corso di....corso di....., beh...andiamo a provare a vedere se ti piace; e il bambino....ma cosa mi fanno fare?; la mamma....ehm...andiamo non ho capito bene nemmeno io però se non ti piace ce ne andiamo via subito non ti preoccupare!!!!
I bambini salgono le scale della palestra...qualcuno di loro non ne ha mai vista una, arrivano sull'arco della porta e....si apre un mondo. Ad accoglierli ci sono Claudio, Agnese, Anastasia e Cristina, ma soprattutto c'è un sorriso e una parola dolce di benvenuto. Nella palestra sono sparsi palloni, cerchi, birilli, ostacoli, cinesini, bastoni e tappetini....al muro le spagliere. I più coraggiosi entrano, con la faccia a punto interrogativo e la nostra risposta è...vai e muoviti in libertà. L'intento è quello di metterli a loro agio, fargli scoprire un universo nuovo a loro estraneo, fargli percepire che siamo li con lo scopo di farli divertire. I primi audaci si lanciano e cominciano a giocare, altri timidamente li seguono, qualcuno si defila ha la necessità di guardare per capire, ma non c'è fretta ognuno ha bisogno del suo tempo...del suo modo di approcciarsi alla novità. Spesso scappano dai genitori, per un bacio, un abbraccio o semplicemente per fare una pausa. Cercano il loro sguardo, la loro approvazione. Alla fine dell'ora siamo tutti nel mezzo al campo, con tanti sorrisi, è andata molto bene....i bambini lentamente si sono sciolti e hanno giocato insieme. Siamo tutti stanchi ma davvero soddisfatti.

9 novembre ore 18,30: è trascorso un mese, 9 giornate....

il gruppo è numeroso, si sono iscritti una ventina di bambini e giorno per giorno qualcuno si aggiunge.
Arrivano in palestra 15-20 minuti prima, quel campo è diventato il loro regno...
c'è la musica che li accoglie in palestra....hanno lo stesso zainetto e sono tutti vestiti uguali (martedì maglietta bianca, giovedì maglietta nera)...giocano in libertà con quelli che ormai sono diventati attrezzi familiari. I genitori fanno fatica a cambiarli perchè fremono per entrare e cominciare a divertirsi. Inizia la lezione, il fischio di Claudio e tutti al centro della palestra in cerchio. Sono diventati bravi, disciplinati (chi più chi meno...ma sono bimbi mica robot!). Facciamo il riscaldamento, mobilità articolare, si ride e si scherza, è la parte più noiosa ma ci sorprendono per l'attenzione che ci mettono. Poi percorsi motori, staffette e tanti giochi. Ma è già finita l'ora....nooooo. Tutti nel mezzo, ci diamo la mano e facciamo per noi....weeeee.

Ciao bimbi alla prossima!

sabato 30 ottobre 2010

che bello lavorare con i bimbi.....

Ciao a tutti i lettori del blog, sono Claudio Doretti.
Per diversi anni ho insegnato ai bambini la pallavolo nei corsi di avviamento allo sport e nei primi livelli del settore giovanile. E’ stata una mia scelta, perché non mi sentivo sufficientemente stimolato a lavorare con gli adulti.
Penso che lavorare con i bambini sia il mestiere più bello del mondo, almeno lo è per me.
Quest’anno sono riuscito a realizzare un sogno con l'aiuto di un fantastico team, un gruppo di amici che lavorano insieme a me ad un'idea comune: Agnese, Anastasia, Anna, Antonio, Cristina, Elisa, Francesca, Linda, Stefano, questi i loro nomi....non finirò mai di ringraziarli per il loro contributo.
In collaborazione con l'ASD La Verbena di Massimo Pisani abbiamo attivato un progetto di avviamento allo sport per bambini di 4-5 anni.
Progetto Primo Salto ha un programma piuttosto ambizioso, ma ho grandi aspettative e vedremo se alla fine riusciremo a vincere la nostra scommessa. Sono piccoli, alcuni hanno molte difficoltà nel coordinare occhi, braccia e gambe; e sono tanti. A volte non è facile gestirli: qualcuno è scatenato, qualcuno è più timido, ma insieme si divertono. Bisogna fare attenzione a mille pericoli: qualcuno ogni tanto esce con un bernoccolo sulla fronte, ma sempre con un grande sorriso. C’è chi vuole vedere la mamma, altrimenti piange. Comunque hanno bisogno tutti del loro punto di riferimento, dei loro insegnati.
Lavorare con i ragazzi non è facile. A me piacciono molto, sto bene con loro, li stimo e sono convinto che la cosa sia reciproca. Bisogna imparare la loro “lingua” per diventare un po’ come loro. Sono sensibili, schietti, sempre sorridenti: stregano, catturano, assorbono energia, ma ti danno una grande voglia di vivere e gioire, fanno amare ciò che fai sino a farti dimenticare i problemi personali che ognuno di noi ha quotidianamente.
Bisogna saper essere disponibili, ma anche determinati. E’ importante insegnare loro l’educazione, le regole, il rispetto degli spazi. Ascoltano, chi più, chi meno. Non ci si può mai distrarre, mai mollare, mai perdere il ritmo.
All’inizio hanno fatto un pò fatica, ma la risposta è stat sicuramente ottima. Hanno voglia di fare, si impegnano. Hanno problemi a mantenere l’attenzione, è normale, sono così piccoli: bisogna cercare di stimolarli continuamente, di farli divertire stuzzicando la loro attenzone.
C’è chi fa più fatica e si arrende, e noi siamo li ad incoraggiarlo, a sostenerlo ed è bellissimo vedere quando riesce e proclama orgoglioso che ce l’ha fatta.
Nei giochi cerchiamo di correggerli il meno possibile, bisogna lasciarli elaborare il movimento in libertà, è fondamentale che imparino istintivamente che cos’è importante fare per raggiungere un obiettivo. Sono ancora piccoli per insegnare loro una tecnica precisa, per loro è troppo difficile. Devono imparare, ma soprattutto divertirsi tanto, solo così saranno sempre stimolati e avranno voglia di continuare a giocare. Per imparare fanno sempre delle piccole competizioni, sviluppano l’agonismo, imparano a gioire per le vittorie e soprattutto ad accettare le sconfitte.
Dividendoli in squadre socializzano, fanno il tifo ed imparano a convivere con gli altri bimbi, a rispettare la fila, ad aiutarsi a vicenda.
Vi confesso che nei giorni in cui non ci alleniamo mi mancano e quando arriva il martedì o il giovedì e li vedo entrare dalla porta della palestra, con gli occhi che brillano, il cuore mi si riempie di gioia.
Lavorare con i bambini è un’esperienza bellissima. Spero di farlo ancora per tanto tempo e con lo stesso entusiasmo, quello che mi regalano ogni giorno i miei...i nostri adorati bambini.

domenica 24 ottobre 2010

Bambini e sport di squadra?..si grazie

Prendendo a prestito parole non nostre dai più autorevoli esperti a livello nazionale, si può affermare che lo sport di squadra è un’occasione di crescita e di confronto per i bambini, una “palestra” di vita.
Lo sport infatti allena sia il fisico che la mente.
A trarne beneficio non sono dunque solo i muscoli ma la concentrazione, l’affiatamento, la capacità di analisi, la gestione dell’imprevisto.
Ecco perché tutti gli sport di squadra aiutano i bambini a crescere: sono molti i genitori che scelgono di iscrivere i propri figli ad un corso sportivo forse anche perché lo sport di squadra ha un vissuto positivo: è divertente, socializzante, stimolante.
Ma soprattutto fa bene, lo sport favorisce lo sviluppo della personalità del bambino da un punto di vista emotivo ma anche cognitivo: da anni si è dimostrato come la pratica di uno sport favorisca l’acquisizione dell’apprendimento scolastico nei bambini dei primi anni di scuola elementare.


In particolare gli sport di gruppo si rivelano particolarmente efficaci sulla formazione dei nostri ragazzi: il microcosmo della squadra è una palestra che favorisce lo sviluppo della personalità e stimola la capacità di socializzazione; il bambino impara ad accettare le regole di un gruppo, a lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni, ad affrontare e risolvere situazioni impreviste, a gestire i conflitti.

La relazione con gli altri e la verifica che "sbagliare si può" servirà loro per acquisire quella sicurezza in se stessi di cui hanno bisogno.
Il gioco di squadra serve anche a bambini e bambine che tendono ad essere un po' troppo sicuri di sé, che sono egocentrici e poco abituati a far proprie le sconfitte di altri: giocare in una squadra significa rispettare gli altri, non solo i più bravi, ma anche quelli meno abili; serve ad imparare che non sempre si vince, alle volte si perde.
E' questo uno dei punti deboli di tanti ragazzini, l'incapacità ad incassare una sconfitta: così abituati ad una società che del successo fa il proprio vestito, i nostri figli identificano troppo spesso nella sconfitta la figura del perdente e non vogliono in alcun modo appartenere a questa categoria.
Chi non ha mai visto al bordo di un campo bambini disperati, con le lacrime agli occhi perché la squadra ha perso una finale importante?
Abituarli alla possibilità della sconfitta è utile perché nella vita non si può sempre vincere.

domenica 10 ottobre 2010

Siamo una squadra fortissimi!!!!!!

Siamo pronti a scendere in campo.....ecco a voi la squadra di Progetto Primo Salto

Presidente: Massimo Pisani
Direttore Tecnico: Claudio Doretti
Istruttori: Claudio Doretti – Agnese Capuano – Anastasia Pisani – Cristina Guidarelli
Consulente Tecnico: Antonio Rinaldi
Fisioterapista: Stefano Traballesi
Psicologhe: Linda Vannini – Anna Cillerai
Consulente per la realizzazione e la valutazione dei test motori: Prof. Marco Bonifazi (docente dell'Università degli Studi di Siena)
Elaborazione dati: Elisa Saladini
Nutrizionista: Marilù Mengoni
Addetto stampa: Francesca Ferriol


ORGANIZZAZIONE DEL GRUPPO DI LAVORO

Gli allenamenti verranno condotti dai quattro istruttori suddivisi in due gruppi:

Claudio Doretti e Agnese Capuano gestiranno gli esercizi proponendo ai bambini la corretta esecuzione e seguendo lo svolgimento degli stessi apportando le eventuali azioni correttive.

Anastasia Pisani e Cristina Guidarelli eseguiranno insieme ai bambini gli esercizi proposti fornendo l’esempio pratico di ciò che viene richiesto. Inoltre avranno l’importante compito di creare lo spirito di gruppo tra i bambini essendo le prime ad incitare gli altri, a consolare chi sbaglia ed elogiare chi fa bene. Inoltre daranno loro stesse il loro apporto per svolgere gli esercizi proposti nel modo corretto.

Stefano Traballesi (fisioterapista) raccoglierà informazioni sulla postura dei bambini, elaborando insieme agli istruttori esercizi correttivi individuali da proporre sia nel corso dell’attività settimanale sia da svolgere in modo autonomo a casa insieme ai genitori.

Linda Vannini (psicologa) si occuperà di mediare il rapporto bambini-istruttori e istruttori-genitori; inoltre insieme ad Anna Cillerai (psicologa) e agli istruttori proporrà ai bimbi dei semplici test motori utili a determinare l’età motoria dei soggetti all’inizio e alla fine del progetto. Elisa Saladini si occuperà dell'analisi dei dati raccolti durante i test; i risultati di questi test daranno la possibilità di comprovare in modo scientifico la correttezza del lavoro svolto in palestra. I test e l’elaborazione degli stessi verranno eseguiti in collaborazione con ilProf. Marco Bonifazi docente presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Siena.

Per tutta la durata del progetto Marilù Mengoni (biologa nutrizionista), sarà a disposizione delle famiglie degli iscritti per rispondere ad ogni quesito legato alla corretta alimentazione dei bambini.

Al corso parteciperanno istruttori di altre discipline con incontri nei quali proporranno il metodo di insegnamento del proprio sport. (calcio, basket, baseball, arti marziali)

Faremo una giornata coinvolgendo un gruppo musicale di percussioni per far comprendere ai bambini come movimento e ritmo siano strettamente correlati.

Nel corso dell’anno ci avvarremo della collaborazione di professionisti nel campo dell’animazione per bambini in modo da ideare insieme percorsi ludici. Inoltre proporremo ai bambini un incontro sul tema ritmo e movimento avvalendoci dell’esperienza e della bravura di una nota orchestra di percussioni.