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giovedì 27 ottobre 2011

Educazione motoria per bambini seguendo una logica

Questo post è tratto da un intervento del Prof. Maurizio Mondoni, Dottore in Scienze Motorie, pubblicato nel sito della A.n.l.i.s.m. (Associazione nazionale laureati in Scienze Motorie), che sintetizza alla perfezione la metodologia che stiamo seguendo all'interno di Progetto Primo Salto.

"Il bambino deve apprendere il gesto o il movimento vedendolo (83%), ascoltando ciò che dice l'Istruttore (13%) ed eseguirlo (1%), comunque non si può parlare di perfezionamento tecnico, fino a quando il sistema motorio non è formato, dopodiché è possibile perfezionarlo (dalla strutturazione e dalla conoscenza del proprio corpo, fino all'automatizzazione del gesto o del movimento), tenendo presente che già dalla prima fase di formazione inizia il perfezionamento.

La formazione del sistema motorio passa attraverso le seguenti tappe:
    * conoscenza del movimento;
    * osservazione del movimento;
    * percezione del movimento;
    * possesso del movimento;
    * perfezionamento del movimento (per raggiungere la "maestria").

Quest'ultima fase avviene per fasi:
    * il bambino impara ad eseguire (non economicamente) il gesto;
    * il bambino esegue il gesto economicamente;
    * il bambino esegue il gesto in modo raffinato.

Il fondamento per raggiungere una grande abilità motoria deriva dall'educazione e dallo sviluppo delle capacità motorie, che permettono al bambino di trasformare progressivamente gli schemi motori di base (correre, saltare, lanciare, ricevere, etc.) in abilità motorie specifiche (correre, cambiare di velocità, senso, direzione, mano, scivolare, palleggiare, tirare, passare).

Giocando, il bambino deve correre (forza di spinta degli arti inferiori e velocità di esecuzione), cambiare di velocità, di direzione, di senso), ma la sua non deve essere una corsa del velocista, ma deve saperla interrompere al momento giusto per eseguire un altro movimento e deve fare tutto ciò con grande tempismo e il bambino spesso non è in grado di fare tutto ciò, quindi deve essere educato in tal senso.
Deve possedere un buon controllo del proprio corpo, deve essere in equilibrio, deve essere rapido, tempista, capacità queste che devono essere educate e sviluppate al momento giusto.

In palestra l'Istruttore deve proporre tutti gli esercizi di salto, saltelli, giocare con lo spazio, con il tempo, con il proprio corpo, giocare a palleggiare, tirare, a passare e a ricevere, a correre, a saltare, sottoforma di gare, giochi, staffette, circuiti: questi sono gli obiettivi da raggiungere!.

I bambini devono apprendere giocando, non attraverso l'automatizzazione dei gesti (e relative continue correzioni).

E la mobilità articolare dove la mettiamo?
E' importante che il bambino venga messo in grado di conoscere il proprio corpo, lo spazio, il tempo, le regole, il regolamento, i compagni, gli avversari (educazione e sviluppo delle capacità senso-percettive, degli schemi motori, delle capacità ed abilità motorie).

Nei bambini di questa età bisogna sviluppare le capacità coordinative, la mobilità articolare, strutturare le capacità condizionali, rispettare le diverse fasi dell'apprendimento e non pretendere prima del tempo la perfetta esecuzione di un gesto o di un movimento.

Non si devono costruire bambini robot o automi, ma persone pensanti, creative, che possano sbagliare, che possano perfezionare in modo progressivo la loro capacità di gioco.

Da tutto ciò, si rileva che un'educazione multilaterale in età precoce favorisce l'acquisizione di tecniche sportive corrette, l'importante è non tecnicizzare troppo precocemente!"

venerdì 28 gennaio 2011

I nostri 5 cardini

Ripetiamo quali sono i 5 punti centrali del Progetto Primo Salto:

1 - Polivalenza – multilateralità - polisportività 

Principio della polivalenza: Le attività motorie devono avere carattere orientato allo sviluppo di capacità ed abilità la cui trasferibilità, valenza e validità sia molteplice. 
Principio della multilateralità: fa riferimento agli aspetti didattici, cioè ai contenuti, ai mezzi e alla loro organizzazione (giochi, percorsi, circuiti, prove multiple).
Principio della polisportività: fa riferimento alla pratica di molteplici e svariate discipline sportive o di azioni di gioco tratte dalle stesse. Un programma di attività fisica «unilaterale e standardizzato» ha come obbiettivo principale quello di allenare e sviluppare la qualità fisica maggiormente coinvolta in quella determinata disciplina sportiva. A tal fine vengono adottati programmi di allenamento che utilizzano pochi e ripetitivi gesti, col rischio quasi inevitabile, di rallentare o ancor peggio, di bloccare, i processi di apprendimento motorio del bambino.
Al contrario, un allenamento «multilaterale» favorisce lo sviluppo parallelo e contemporaneo delle qualità psicofisiche allenabili nel ragazzo in quanto utilizza esercitazioni varie, alternate e polivalenti.

2 - Dimostrare è meglio che spiegare

L'allenatore deve saper dimostrare ogni gesto e poi lasciare al bambino la libera interpretazione motoria. Dare tanto tempo al bambino per poter familiarizzare con la nuova abilità motoria, con il fondamentale, quindi tante proposte: "bambino + palla" perché deve prendere confidenza con il gesto da apprendere. A 5 anni il bambino è sempre in movimento, alla ricerca di nuove esperienze. È possiede una grande capacità di riprodurre globalmente tutto ciò che vede. E' un essere di azione e non verbale anche se è in grado di eseguire un'azione motoria in seguito ad una semplice consegna verbale ma senza pensare ai dettagli di esecuzione. E’ importante ricordare che il bambino è guidato da un grande desiderio di emulazione e di ricerca di gratificazione da parte dell' adulto.

3 - Attenzione ed interesse

L'attenzione è labile, l'interesse è momentaneo e incostante; l'apprendimento avviene per prove ed errori e tramite la vista (80-85%) e non attraverso spiegazioni verbali. 
Proporremo quindi giochi di breve durata (5'-6') con spiegazioni di facile comprensione, veloci e con regole semplici; proposte globali, tramite giochi. La correzione avverrà attraverso la variazione del compito motorio e con frasi positive (per esempio se un bambino non riesce a segnare, bisogna essere in grado di capirne il perché: troppo lontano ("prova a tirare da questa posizione ", avvicinarlo), mancanza di forza ("prova a tirare con questo pallone", più leggero), tira lateralmente ("prova a tirare davanti al bersaglio" indicare e segnare la giusta posizione, più facile è il tiro frontale). 

4 - Spazio alla fantasia

Lasciare molto spazio alla fantasia, alla libera interpretazione del gesto motorio.
A 5 anni il bambino non riesce a vedere le cose dal punto di vista altrui, per cui nel gioco ognuno gioca per sé senza preoccuparsi delle regole del vicino (tutti alla fine del gioco vincono). 
Durante il gioco il bambino crede di essere al centro dell'universo, non esistono i bisogni degli altri. Percorsi liberi per sviluppare la fantasia. 

5 - L’allenatore e l’atteggiamento attivo/positivo

E’ fondamentale per l’allenatore fare molta assistenza ed avere un atteggiamento "attivo" in palestra (essere sempre attenti ed osservare tutto) e non "passivo" cioè far eseguire la proposta ed attendere lo scorrere del tempo. Dimostrare ogni proposta in modo globale, spiegazione anche durante l'esecuzione sia dell' allenatore che dei bambini.
L’allenatore deve parlare al bambino in modo positivo, durante l'esecuzione della proposta sia per gratificarlo sia per "correggerlo ("bravo, stai palleggiando bene!" "grande lancio, ma adesso prova a ..." "bene, adesso proviamo a...") . 

Riassumendo:

- Metodo della libera scoperta o della scoperta guidata. Per esempio: "muovetevi per il campo come volete ma la palla non deve mai stare ferma ", ogni bambino interpreta personalmente l'ordine verbale, l'istruttore osserva e poi si mette lui stesso a giocare con i bambini in mezzo a loro
- istruttore con presenza attiva, che gratifica e corregge durante l'esecuzione (parlare in positivo)
- istruttore entusiasta, che ami stare con i bambini, che sappia fare il "bambino" e che sappia dimostrare più che parlare