Allenare i giovani, per avviarli allo sport, considerando questa attività in diversi periodi storici, comporta atteggiamenti e modifiche che devono trovare, durante il percorso, i giusti adattamenti nella propria filosofia dell’insegnamento, arrangiamenti che tengano conto del nuovo ambiente sociale che cambia. In altre parole, cambia il periodo storico, cambia la società, si modifica l’educazione e abitudini dei bambini e deve necessariamente mutare il nostro modo di insegnare. Siete d’accordo? Proviamo a spiegarlo meglio. Non molto tempo fa la società non era la stessa, giusto? La famiglia viveva con una organizzazione diversa. Lavorava uno solo dei genitori, l’altro accudiva la prole interessandosi di tutti i problemi della casa. I ragazzi giocavano molto di più, erano sempre fuori di casa e i genitori sapevano dove si trovavano, senza preoccuparsi. C’era meno ricchezza, ma più tranquillità familiare. Forse, chi allenava in quel periodo teneva conto, istintivamente, che i bambini apprendevano molto giocando. Il loro primo allenatore era il gioco. Se volevano migliorare il loro repertorio bisognava arrangiarsi a copiare dai più bravi. La partecipazione mentale era massima.
Ora, nella società della fine del vecchio millennio ed inizio del nuovo, siamo più ricchi , ma tutto il contesto sociale e familiare è cambiato. Per sostenere il nuovo tenore di vita entrambi i genitori lavorano e sono costretti a destreggiarsi in un gioco di prestigio che porta sì le sue ricompense, ma provoca anche molte tensioni. E i bambini? Sono continuamente sballottati da una situazione all’altra con cambiamenti di sistemazione che accrescono i loro problemi legati all’insicurezza emotiva . Inoltre non giocano, oppure giocano meno Per gioco s’intende soprattutto quello fatto da soli, interpretato in modo personale e, a volte, inventato da loro stessi. Cosa facevo io quando ero nel periodo della scuola elementare? Ricordo con nostalgia le lunghe giocate pomeridiane a calcio. Quelle fatte anche da solo per imitare i miti sportivi del mio tempo, per apprendere i movimenti che avrebbero messo in difficoltà i miei compagni di gioco. E tutto fatto con la massima libertà.
Il massiccio aumento di problemi di salute fisica e mentale nei bambini, che ormai sembrano diventati di norma, comincia ad allarmare un numero sempre maggiore di genitori. A scuola si può notare che arrivano sempre di più bambini con grossi problemi comportamentali. La loro unica salvezza è rappresentata dallo sport e i genitori li affidano alle organizzazioni sportive. Se i bambini si divertiranno, dentro l’organizzazione delle società sportive, cercheranno sempre di più la soddisfazione dei loro bisogni attraverso il movimento, rifiutando o limitando la TV e soprattutto il divertimento che si prende dai videogiochi.
Le società che prendono in consegna questi bambini hanno una grande responsabilità nell’affidarli ad allenatori che abbiano cultura e esperienza… che non può essere solo pallavolistica. progetto Primo Salto si impegna al fine di offrire al bambino un ambiente idoneo alla sua crescita.
Pagine
- Home page
- A.s.d. Primo Salto 012
- Progetto Primo Salto
- Obiettivi del progetto
- Focus su 5 punti
- Educare le life skills
- Consolidamento prerequisiti scolastici
- Imparare a giocare
- Missione divertimento
- Riscoperta dei giochi tradizionali
- Percorsi animati e favole in movimento
- Il ruolo dei genitori
- Corsi sportivi di Primo Salto
- Progetto Primo Salto Scuola
- Partners di Primo Salto
- Trasparenza
- Safeguarding
- Informazioni utili e contatti
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mercoledì 24 agosto 2011
Le società devono capire che le esigenze dei bambini sono mutate negli anni!
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venerdì 25 febbraio 2011
La lista della spesa del Progetto Primo Salto

Esempi di esercizi di Progetto Primo Salto:
1. Tutti i tipi di cammino e di corsa in avanzamento, in arretramento e laterale
2. Camminare e correre, correre e camminare, correre e saltare, correre e lanciare, correre e ricevere, etc.
3. Salti e saltelli sul posto, in avanzamento, in arretramento e laterali
4. Esercizi di lancio del pallone da tutte le posizioni e in tutti i modi (da fermi e in movimento); idem con palloni di diverso peso e forma.
5. Skip sul posto e in movimento
6. Esercizi di equilibrio (da fermi e in movimento)
7. Esercizi di coordinazione e di dissociazione degli arti inferiori-superiori
8. Sprint di 8-9 mt., partendo da tutte le posizioni (proni, supini, in ginocchio, seduti, ritti, in ginocchio)
9. Gare di palleggio, di tiro, di passaggio
10. Test motori generali e specifici
11. Capovolte in avanti e indietro
12. Percorsi motori
13. Circuiti a stazioni
14. Esercizi di educazione respiratoria
15. Esercizi di rapidità di reazione, di esecuzione (cambiando gli stimoli)
16. Esercizi con i piccoli attrezzi
17. Esercizi specifici con e senza palla.
18. Camminare sulla panca, sull'asse di equilibrio, sulla scala orizzontale, sulla scala curva.
19. Esercizi con il cerchio, con le clavette, con i coni, con le bacchette, con i ceppi, etc.
20. GIOCARE, GIOCARE E ANCORA GIOCARE DIVERTENDOSI!!!!!
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lunedì 14 febbraio 2011
Noi allenatori del gioco

Allenare ed educare i bambini al gioco non è un compito semplice, occorre che l'istruttore sia in grado di miscelare qualità motorie, educative, psicologiche e comunicative, tenendo sempre in considerazione le fasce d'età a cui si rivolge.
Le sue competenze riguardano gli ambiti d'insegnamento in età scolare e una sufficiente conoscenza delle problematiche legate alle dinamiche dell'apprendimento motorio.
Deve, inoltre, conoscere e tenere presenti i processi che regolano la maturazione fisica e le fasi sensibili che sono alla base dello sviluppo biologico dell'apprendimento, in special modo delle capacità coordinative, supporto essenziale nell'esecuzione dei gesti tecnici. L'istruttore deve essere consapevole che la sua opera han una valenza formativa e deve essere in grado di modulare la sua proposta tenendo conto delle caratteristiche proprie di ogni età. E' evidente che la figura dell'istruttore si dovrà aggiornare costantemente tenendo conto dei seguenti fattori:
- mantenere una elevata motivazione nel perseguire i necessari miglioramenti, cioè nell'arricchire le proprie competenze metodologiche, didattiche e psicosociali ( relazionali )
- Essere consapevole dei propri limiti e cercare di rimuovere le relative difficoltà
- Esaltare al massimo le proprie qualità
- Sviluppare una personale filosofia di lavoro, cercando, quando possibile, soluzioni originali e creative
- Essere sensibile ed adattarsi al contesto presso il quale si opera
L'istruttore deve tenere presente che:
- La funzione del gioco sport non è di creare campioni in età precoce, ma di fornire a tutti la possibilità di giocare senza l'assillo di essere allontanato perché non bravo
- L'età dei bambini che seguiamo in modo specifico nel Progetto Primo Salto è il periodo in cui si pongono i presupposti funzionali per un corretto apprendimento di tutte le azioni motorie specifiche. Lo sviluppo motorio di base costituisce il pre-requisito fondamentale dello sviluppo tecnico di qualsiasi sport decida di praticare successivamente.
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lunedì 24 gennaio 2011
Il bambino che corre

La corsa, viene considerata come un movimento estremamente naturale, ma fino ai 10 anni circa i bambini evidenziano una carenza proprio nel controllo dell’azione del correre.
Rispetto all’azione del camminare nella corsa è presente la “fase aerea”, infatti nel cammino uno dei due arti inferiori è sempre appoggiato al suolo, nella corsa invece la fase area costituisce il momento in cui il corpo non ha più il contatto con il terreno ed il successivo momento di appoggio necessita di un buon controllo motorio per mantenere l’equilibrio.
Fattori di tipo meccanico e neurologico impediscono che la padronanza del gesto tecnico sia già buono a 5-6 anni, cosa che avviene verso i 10 anni. Prima la corsa è caratterizzata da sbandamenti laterali con i piedi che vanno da tutte le parti prima di ritrovare il contatto con il terreno. Il risultato è un’azione poco corretta, poco armonica in cui anche le spinte dei piedi hanno intensità diverse tra un arto e l’altro, i movimenti sono contratti e molto frequenti anche per la scarsa forza posseduta dai bambini.
Se alla corsa vengono associate salti di ostacolini oppure cambi di direzione fra birilli, le difficoltà vengono a galla, ma è proprio ponendo il bambino di fronte ad una situazione del genere che i difetti diventano più evidenti e quindi il bambino ricorre a tutte le risorse disponibili per evitare o limitare l’errore. In questo modo spontaneamente verranno messi in atto quei piccoli accorgimenti che favoriscono la presa di coscienza di alcune parti del corpo come l’azione equilibratrice delle braccia che dona armonia a tutto il corpo, o come il riconoscere la diversità delle spinte dei piedi a terra.
A tal proposito l’istruttore dovrà invitare i bambini a non correre sempre al massimo ma a fare anche attenzione ad una corretta tecnica di corsa che successivamente sarà fondamentale per andare sempre più veloci.
Occorre sottolineare che l’utilizzo di attrezzi che aumentano le difficoltà dei bambini, sono necessari per dare una influenza positiva sia sulla parte condizionale (velocità, forza) sia sulla parte coordinativa, sia su quella psicologica,
Infatti al miglioramento della velocità corrisponde un miglioramento della coordinazione motoria, della capacità di direzione ed infine tutto questo porta benefici alla sfera psicologica, basti pensare alla sicurezza ed al coraggio che il bambino acquista grazie al superamento di un ostacolo.
Occorre ricordare che tutti gli esercizi che si propongono, toccano sempre sia le capacità condizionali che quelle coordinative, pertanto l’allenamento avrà sempre un effetto globale sulla crescita del bambino.
Michele Moretti - Preparatore Fisico A.S.D. BRACCIANO
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domenica 5 dicembre 2010
Parliamo di equilibrio nei bambini

· EQUILIBRIO STATICO : in esso non vi è uno spostamento del baricentro (se non spostamenti angolari). Esso è frutto di un intenso lavoro degli apparati vestibolari e di una miriade di informazioni sensoriali :visive , tattili, uditive e propriocettive che giungendo al cervello e agendo sui muscoli posturali danno luogo ad un ottimale ricerca della verticalità. Nella fascia d’età dai 5 ai 6 anni i bambini mancano di un buon tono di postura per cui gli riesce difficile questa forma di equilibrio
· EQUILIBRIO DINAMICO: vi è spostamento del baricentro, e quasi tutto il lavoro è devoluto ai muscoli antigravitari, che si presentano come dei servomeccanismi regolati dall' apparato vestibolare (sottolineiamo l' importanza dell’apparato vestibolare che aveva una funzione di primo piano anche nell' equilibrio statico) . Siccome tra i 5 ed i 12 – 14 anni ci sono le condizioni per la maggior plasticità del sistema nervoso , questi servo meccanismi sono suscettibili di un notevole affinamento. Ecco perché quando si è bambini si è particolarmente predisposti ad apprendere gli esercizi di equilibrio dinamico (sciare , pattinare ecc.)
· EQUILIBRIO STATICO/DINAMICO si richiede quando il bambino deve affrontare situazioni che richiedono entrambi gli aspetti dell' equilibrio per esempio camminare con un bicchiere d’acqua sulla testa o andare in bicicletta.
L’equilibrio va sviluppato e consolidato precocemente; con gli esercizi di equilibrio statico e statico-dinamico si sensibilizza ed esercita l’apparato vestibolare, presente nell’orecchio interno, ad una migliore ricerca dell’aggiustamento posturale sulla corretta verticale del rachide prevenendo così e correggendo eventuali atteggiamenti paramorfici
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giovedì 25 novembre 2010
Non si dovrebbe, ma a noi piace chiamarla così: la capriola

Ops i professionisti di attività motoria a questo punto mi bacchetteranno dicendo che si dice capovolta.....beh perdonatemi ma a Progetto Primo Salto piace chiamarla così!
Vi siete mai chiesti a voi chi l'ha insegnata? Io non lo ricordo....
E i vostri figli la sanno fare?....chissà....vi posso assicurare che ci sono tanti bimbi che hanno bisogno di imparare la tecnica corretta da qualcuno; sapete perchè? la risposta non è che sono più imbranati di noi, ma semplicemente che hanno meno spazi, tempo e voglia di provare da soli.
Per questo ho deciso di pubblicare questo post prendendo spunto dal sito www.ciamassociazione.it:
Cos’è la capovolta?
La capovolta è uno sbilanciamento del corpo in avanti, con conseguente rotolamento sui segmenti corporei: nuca, parte alta del dorso, zona lombare, bacino. La capovolta fa’ parte degli schemi motori di base che il bambino deve apprendere. Non si tratta di un gesto particolarmente difficile; i bambini piccoli, infatti, tendono a farlo spontaneamente; a volte però la paura di trovarsi in una posizione inconsueta, può generare paura.
Percorso didattico
È opportuno ricordare che effettuando la capovolta: le mani siano rivolte verso l'avanti e appoggiare a terra con i palmi; il capo sia flesso verso il petto; la testa non tocchi il terreno durante la rotazione.
Ecco la progressione:
1- Seduti a terra in posizione di massima raccolta, rullare all’indietro appoggiando, in successione, i diversi segmenti corporei: bacino, zona lombare, zona dorsale della colonna vertebrale, nuca, spalle; ritornare nella posizione iniziale(il bambino può così percepire il contatto dei segmenti corporei con il suolo).
1- Seduti a terra in posizione di massima raccolta, rullare all’indietro appoggiando, in successione, i diversi segmenti corporei: bacino, zona lombare, zona dorsale della colonna vertebrale, nuca, spalle; ritornare nella posizione iniziale(il bambino può così percepire il contatto dei segmenti corporei con il suolo).
2- Eseguire la capovolta partendo da un piano inclinato.
3- Eseguire una capovolta partendo da un tappetone, così da facilitare la caduta e il rotolamento in avanti.
4- Eseguire una capovolta partendo dalla posizione in ginocchio, al fine di favorire il primo contatto con il terreno, effettuando il contatto con lo stesso partendo da una posizione non troppo elevata.
5- Eseguire la capovolta partendo da gambe divaricate.
Poiché la capovolta nasce da una perdita di equilibrio del corpo (ovviamente controllata), tutti questi esercizi servono al bambino per rendere più semplice tutto ciò. Le differenti partenze con il bacino più in alto rispetto alle mani, facilitano di molto questa perdita di equilibrio. Questo tipo di gradualità permette al bambino di acquisire un controllo del proprio corpo e dei propri movimenti, fino a comprendere l’esatta esecuzione del gesto, che riuscirà poi ad eseguire senza grossi problemi. é molto importante l'assistenza continua dell'insegnante, che deve aiutare il fanciullo, nella fase dello sbilanciamento, assicurandosi che il capo venga tenuto nella posizione corretta, ponendo una mano sulla nuca degli allievi.
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venerdì 19 novembre 2010
Educazione e controllo della respirazione
Durante il corso di Progetto Primo Salto lavoreremo su un aspetto che spesso viene sottovalutato o addirittura tralasciato in altri corsi di avviamento allo sport ovvero l'educazione e il controllo della respirazione.
A 5-6 anni il bambino ancora non ha una buona presa di coscienza dell'atto respiratorio, non è quindi in grado di eseguire correttamente sia volontariamente o naturalmente una buona esecuzione della respirazione.

Respirazione che didatticamente viene divisa in 4 fasi: inspirazione, pausa o apnea inspiratoria, espirazione , pausa o apnea espiratoria. A questa età assumono , molta importanza le fasi dell’espirazione legata alla fonazione e la pausa inspiratoria cui è legata l’attenzione.
Alcuni esercizi per il controllo e l'educazione della respirazione:
a) I bambini, seduti in cerchio a gambe incrociate, fanno finta di spegnere una candela: dopo questa espirazione chiudono la bocca e inspirano silenziosamente dal naso. Sempre nella stessa posizione alla turca, i bambini chiudono le narici con le dita, quindi le allargano per inspirare dal naso ed espirano poi dalla bocca come per spegnere la candela.Un altro esercizio consiste nell'inspirare ed espirare chiudendo alternativamente l'una o l'altra narice. Dilatare e restringere le narici giova a chi soffre di adenoidi.
b) o ancora , in maniera un po’ più dolce , una volta posizionata un’asticella a circa un metro e 20 da terra invitiamo i bimbi di immaginare di essere al mare e che l’asticella sia il livello del mare . A questo punto diciamo ai bimbi di prendere aria nei polmoni perché si va sott’acqua (cioè essi si devono piegare per scendere sotto il livello della asta per poi risalire fuori dall’acqua, sopra l’asticella, e quindi buttare fuori l’aria per prenderne di nuova per essere pronti ad una nuova immersione…………….
c) facciamo sdraiare i bambini su un materassino, quindi chiediamo loro di buttare fuori , lentamente , dai polmoni tutta l’aria che hanno, una volta che essi sono privi di aria nei polmoni gli chiediamo di sgonfiare la pancia , per poi gonfiarla .
d) da una espirazione normale , chiediamo al bambino di immagazzinare nei polmoni , molto lentamente , la maggior quantità d’aria che gli è possibile , poi gli chiediamo di spostare l’aria che hanno nei polmoni prima in basso verso il ventre poi in alto verso la gola.
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giovedì 11 novembre 2010
bilancio dopo il primo mese di lavoro....
12 ottobre ore 18,30: primo giorno della prima edizione di Progetto Primo Salto....
che emozione...abbiamo lavorato tanto per questo giorno, riunioni tecniche, pianificazione anche dei più piccoli dettagli...ci troviamo mezzora prima per prepararci. Eccoli, stanno arrivando, sono tanti! i bambini entrano in palestra con una certa diffidenza, non capiscono bene cosa sono venuti a fare.
Mamma gli ha detto: dai andiamo a provare questo corso di....corso di....., beh...andiamo a provare a vedere se ti piace; e il bambino....ma cosa mi fanno fare?; la mamma....ehm...andiamo non ho capito bene nemmeno io però se non ti piace ce ne andiamo via subito non ti preoccupare!!!!
I bambini salgono le scale della palestra...qualcuno di loro non ne ha mai vista una, arrivano sull'arco della porta e....si apre un mondo. Ad accoglierli ci sono Claudio, Agnese, Anastasia e Cristina, ma soprattutto c'è un sorriso e una parola dolce di benvenuto. Nella palestra sono sparsi palloni, cerchi, birilli, ostacoli, cinesini, bastoni e tappetini....al muro le spagliere. I più coraggiosi entrano, con la faccia a punto interrogativo e la nostra risposta è...vai e muoviti in libertà. L'intento è quello di metterli a loro agio, fargli scoprire un universo nuovo a loro estraneo, fargli percepire che siamo li con lo scopo di farli divertire. I primi audaci si lanciano e cominciano a giocare, altri timidamente li seguono, qualcuno si defila ha la necessità di guardare per capire, ma non c'è fretta ognuno ha bisogno del suo tempo...del suo modo di approcciarsi alla novità. Spesso scappano dai genitori, per un bacio, un abbraccio o semplicemente per fare una pausa. Cercano il loro sguardo, la loro approvazione. Alla fine dell'ora siamo tutti nel mezzo al campo, con tanti sorrisi, è andata molto bene....i bambini lentamente si sono sciolti e hanno giocato insieme. Siamo tutti stanchi ma davvero soddisfatti.
9 novembre ore 18,30: è trascorso un mese, 9 giornate....
il gruppo è numeroso, si sono iscritti una ventina di bambini e giorno per giorno qualcuno si aggiunge.
Arrivano in palestra 15-20 minuti prima, quel campo è diventato il loro regno...
c'è la musica che li accoglie in palestra....hanno lo stesso zainetto e sono tutti vestiti uguali (martedì maglietta bianca, giovedì maglietta nera)...giocano in libertà con quelli che ormai sono diventati attrezzi familiari. I genitori fanno fatica a cambiarli perchè fremono per entrare e cominciare a divertirsi. Inizia la lezione, il fischio di Claudio e tutti al centro della palestra in cerchio. Sono diventati bravi, disciplinati (chi più chi meno...ma sono bimbi mica robot!). Facciamo il riscaldamento, mobilità articolare, si ride e si scherza, è la parte più noiosa ma ci sorprendono per l'attenzione che ci mettono. Poi percorsi motori, staffette e tanti giochi. Ma è già finita l'ora....nooooo. Tutti nel mezzo, ci diamo la mano e facciamo per noi....weeeee.
Ciao bimbi alla prossima!
che emozione...abbiamo lavorato tanto per questo giorno, riunioni tecniche, pianificazione anche dei più piccoli dettagli...ci troviamo mezzora prima per prepararci. Eccoli, stanno arrivando, sono tanti! i bambini entrano in palestra con una certa diffidenza, non capiscono bene cosa sono venuti a fare.
Mamma gli ha detto: dai andiamo a provare questo corso di....corso di....., beh...andiamo a provare a vedere se ti piace; e il bambino....ma cosa mi fanno fare?; la mamma....ehm...andiamo non ho capito bene nemmeno io però se non ti piace ce ne andiamo via subito non ti preoccupare!!!!

9 novembre ore 18,30: è trascorso un mese, 9 giornate....
il gruppo è numeroso, si sono iscritti una ventina di bambini e giorno per giorno qualcuno si aggiunge.
Arrivano in palestra 15-20 minuti prima, quel campo è diventato il loro regno...
c'è la musica che li accoglie in palestra....hanno lo stesso zainetto e sono tutti vestiti uguali (martedì maglietta bianca, giovedì maglietta nera)...giocano in libertà con quelli che ormai sono diventati attrezzi familiari. I genitori fanno fatica a cambiarli perchè fremono per entrare e cominciare a divertirsi. Inizia la lezione, il fischio di Claudio e tutti al centro della palestra in cerchio. Sono diventati bravi, disciplinati (chi più chi meno...ma sono bimbi mica robot!). Facciamo il riscaldamento, mobilità articolare, si ride e si scherza, è la parte più noiosa ma ci sorprendono per l'attenzione che ci mettono. Poi percorsi motori, staffette e tanti giochi. Ma è già finita l'ora....nooooo. Tutti nel mezzo, ci diamo la mano e facciamo per noi....weeeee.
Ciao bimbi alla prossima!
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martedì 9 novembre 2010
il carico motorio
Le attività ludico motorie, in situazione di apprendimento motorio, costituiscono un carico motorio, cioè quell’insieme di attività organizzate dall’istruttore che superano il livello di sollecitazione motoria insito nei comuni gesti e movimenti della vita quotidiana.
Per capacità di carico s’intende la capacità dell’organismo di tollerare sforzi senza alterazioni della salute. Significa assimilazione, tolleranza del carico ed è la condizione di base per l’adattamento.
La grandezza della capacità di carico dell’organismo equivale alla capacità di prestazione della sua componente più debole. Quindi è su di essa che si deve regolare il carico. Per quanto riguarda l’allenamento in età infantile, in primo piano ci sono i limiti di tolleranza dei sistemi biologici, perché questa è la fase nella quale sono sensibili al massimo ad alterazioni provocate dal carico.
Sistemi sensibili ad alterazioni dovute al carico:
• Apparato locomotore e di sostegno
• Sistema ormonale
• Sistema nervoso vegetativo
IL CARICO MOTORIO:

• Apparato locomotore e di sostegno
• Sistema ormonale
• Sistema nervoso vegetativo
•• Intensità dello stimolo - grandezza del singolo stimolo
• Densità dello stimolo - rapporto temporale tra fasi di carico e di recupero
• Durata dello stimolo - durata dell’azione di un singolo stimolo o di una serie di stimoli
• Volume dello stimolo - durata e numero degli stimoli per unità di tempo
• Frequenza dell’allenamento - numero delle unità di allenamento quotidiane o settimanali
• Densità dello stimolo - rapporto temporale tra fasi di carico e di recupero
• Durata dello stimolo - durata dell’azione di un singolo stimolo o di una serie di stimoli
• Volume dello stimolo - durata e numero degli stimoli per unità di tempo
• Frequenza dell’allenamento - numero delle unità di allenamento quotidiane o settimanali
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sabato 30 ottobre 2010
che bello lavorare con i bimbi.....
Ciao a tutti i lettori del blog, sono Claudio Doretti.
Per diversi anni ho insegnato ai bambini la pallavolo nei corsi di avviamento allo sport e nei primi livelli del settore giovanile. E’ stata una mia scelta, perché non mi sentivo sufficientemente stimolato a lavorare con gli adulti.
Penso che lavorare con i bambini sia il mestiere più bello del mondo, almeno lo è per me.
Quest’anno sono riuscito a realizzare un sogno con l'aiuto di un fantastico team, un gruppo di amici che lavorano insieme a me ad un'idea comune: Agnese, Anastasia, Anna, Antonio, Cristina, Elisa, Francesca, Linda, Stefano, questi i loro nomi....non finirò mai di ringraziarli per il loro contributo.
In collaborazione con l'ASD La Verbena di Massimo Pisani abbiamo attivato un progetto di avviamento allo sport per bambini di 4-5 anni.
Progetto Primo Salto ha un programma piuttosto ambizioso, ma ho grandi aspettative e vedremo se alla fine riusciremo a vincere la nostra scommessa. Sono piccoli, alcuni hanno molte difficoltà nel coordinare occhi, braccia e gambe; e sono tanti. A volte non è facile gestirli: qualcuno è scatenato, qualcuno è più timido, ma insieme si divertono. Bisogna fare attenzione a mille pericoli: qualcuno ogni tanto esce con un bernoccolo sulla fronte, ma sempre con un grande sorriso. C’è chi vuole vedere la mamma, altrimenti piange. Comunque hanno bisogno tutti del loro punto di riferimento, dei loro insegnati.
Lavorare con i ragazzi non è facile. A me piacciono molto, sto bene con loro, li stimo e sono convinto che la cosa sia reciproca. Bisogna imparare la loro “lingua” per diventare un po’ come loro. Sono sensibili, schietti, sempre sorridenti: stregano, catturano, assorbono energia, ma ti danno una grande voglia di vivere e gioire, fanno amare ciò che fai sino a farti dimenticare i problemi personali che ognuno di noi ha quotidianamente.
Bisogna saper essere disponibili, ma anche determinati. E’ importante insegnare loro l’educazione, le regole, il rispetto degli spazi. Ascoltano, chi più, chi meno. Non ci si può mai distrarre, mai mollare, mai perdere il ritmo.
All’inizio hanno fatto un pò fatica, ma la risposta è stat sicuramente ottima. Hanno voglia di fare, si impegnano. Hanno problemi a mantenere l’attenzione, è normale, sono così piccoli: bisogna cercare di stimolarli continuamente, di farli divertire stuzzicando la loro attenzone.
C’è chi fa più fatica e si arrende, e noi siamo li ad incoraggiarlo, a sostenerlo ed è bellissimo vedere quando riesce e proclama orgoglioso che ce l’ha fatta.
Nei giochi cerchiamo di correggerli il meno possibile, bisogna lasciarli elaborare il movimento in libertà, è fondamentale che imparino istintivamente che cos’è importante fare per raggiungere un obiettivo. Sono ancora piccoli per insegnare loro una tecnica precisa, per loro è troppo difficile. Devono imparare, ma soprattutto divertirsi tanto, solo così saranno sempre stimolati e avranno voglia di continuare a giocare. Per imparare fanno sempre delle piccole competizioni, sviluppano l’agonismo, imparano a gioire per le vittorie e soprattutto ad accettare le sconfitte.
Dividendoli in squadre socializzano, fanno il tifo ed imparano a convivere con gli altri bimbi, a rispettare la fila, ad aiutarsi a vicenda.
Vi confesso che nei giorni in cui non ci alleniamo mi mancano e quando arriva il martedì o il giovedì e li vedo entrare dalla porta della palestra, con gli occhi che brillano, il cuore mi si riempie di gioia.
Lavorare con i bambini è un’esperienza bellissima. Spero di farlo ancora per tanto tempo e con lo stesso entusiasmo, quello che mi regalano ogni giorno i miei...i nostri adorati bambini.
Per diversi anni ho insegnato ai bambini la pallavolo nei corsi di avviamento allo sport e nei primi livelli del settore giovanile. E’ stata una mia scelta, perché non mi sentivo sufficientemente stimolato a lavorare con gli adulti.
Penso che lavorare con i bambini sia il mestiere più bello del mondo, almeno lo è per me.
Quest’anno sono riuscito a realizzare un sogno con l'aiuto di un fantastico team, un gruppo di amici che lavorano insieme a me ad un'idea comune: Agnese, Anastasia, Anna, Antonio, Cristina, Elisa, Francesca, Linda, Stefano, questi i loro nomi....non finirò mai di ringraziarli per il loro contributo.
In collaborazione con l'ASD La Verbena di Massimo Pisani abbiamo attivato un progetto di avviamento allo sport per bambini di 4-5 anni.
Progetto Primo Salto ha un programma piuttosto ambizioso, ma ho grandi aspettative e vedremo se alla fine riusciremo a vincere la nostra scommessa. Sono piccoli, alcuni hanno molte difficoltà nel coordinare occhi, braccia e gambe; e sono tanti. A volte non è facile gestirli: qualcuno è scatenato, qualcuno è più timido, ma insieme si divertono. Bisogna fare attenzione a mille pericoli: qualcuno ogni tanto esce con un bernoccolo sulla fronte, ma sempre con un grande sorriso. C’è chi vuole vedere la mamma, altrimenti piange. Comunque hanno bisogno tutti del loro punto di riferimento, dei loro insegnati.
Lavorare con i ragazzi non è facile. A me piacciono molto, sto bene con loro, li stimo e sono convinto che la cosa sia reciproca. Bisogna imparare la loro “lingua” per diventare un po’ come loro. Sono sensibili, schietti, sempre sorridenti: stregano, catturano, assorbono energia, ma ti danno una grande voglia di vivere e gioire, fanno amare ciò che fai sino a farti dimenticare i problemi personali che ognuno di noi ha quotidianamente.
Bisogna saper essere disponibili, ma anche determinati. E’ importante insegnare loro l’educazione, le regole, il rispetto degli spazi. Ascoltano, chi più, chi meno. Non ci si può mai distrarre, mai mollare, mai perdere il ritmo.
All’inizio hanno fatto un pò fatica, ma la risposta è stat sicuramente ottima. Hanno voglia di fare, si impegnano. Hanno problemi a mantenere l’attenzione, è normale, sono così piccoli: bisogna cercare di stimolarli continuamente, di farli divertire stuzzicando la loro attenzone.
C’è chi fa più fatica e si arrende, e noi siamo li ad incoraggiarlo, a sostenerlo ed è bellissimo vedere quando riesce e proclama orgoglioso che ce l’ha fatta.
Nei giochi cerchiamo di correggerli il meno possibile, bisogna lasciarli elaborare il movimento in libertà, è fondamentale che imparino istintivamente che cos’è importante fare per raggiungere un obiettivo. Sono ancora piccoli per insegnare loro una tecnica precisa, per loro è troppo difficile. Devono imparare, ma soprattutto divertirsi tanto, solo così saranno sempre stimolati e avranno voglia di continuare a giocare. Per imparare fanno sempre delle piccole competizioni, sviluppano l’agonismo, imparano a gioire per le vittorie e soprattutto ad accettare le sconfitte.
Dividendoli in squadre socializzano, fanno il tifo ed imparano a convivere con gli altri bimbi, a rispettare la fila, ad aiutarsi a vicenda.
Vi confesso che nei giorni in cui non ci alleniamo mi mancano e quando arriva il martedì o il giovedì e li vedo entrare dalla porta della palestra, con gli occhi che brillano, il cuore mi si riempie di gioia.
Lavorare con i bambini è un’esperienza bellissima. Spero di farlo ancora per tanto tempo e con lo stesso entusiasmo, quello che mi regalano ogni giorno i miei...i nostri adorati bambini.
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mercoledì 13 ottobre 2010
Incontro con.....Antonio Rinaldi
Oggi andremo a conoscere un professionista del mondo della pallavolo, un ottimo allenatore, ma soprattutto una persona dal grande spessore umano: Antonio Rinaldi.
Ciao Antonio…..presentati ai nostri amici…..
Ciao!!!!…sono nato in Puglia a Foggia, e fino alle scuole superiori ho vissuto in una cittadina piena di monumenti e storia, ma soprattutto piena di sport: Lucera, poi finite le scuole ho frequentato l’università di Scienze Motorie ad Urbino (non potevo fare altro…Mamma, Papà, Zia e prima ancora Nonno insegnanti di Educazione Fisica…non potevo scappare!!!!!) e da li praticamente per 5 anni non mi sono più mosso. Ho iniziato ad allenare continuando fortunatamente a giocare fino a che, conclusa la Laurea Specialistica in Scienze e Tecniche dello Sport, ho ripreso a spostarmi con immenso piacere ma questa magari è un’altra storia
Raccontaci come hai iniziato a fare sport….cosa ricordi dei primi passi nel mondo del volley?
Come puoi immaginare, ho iniziato prestissimo; i miei genitori avevano una palestra di ginnastica artistica e ritmica. I primi passi nello sport sono stati proprio nell'artistica, poi a 6 anni ho iniziato con il volley. Mi ricordo di quel periodo, tanta voglia ed allegria, ma anche tanta disciplina, tecnica ed impegno anche se eravamo tutti dei marmocchietti. Poi è arrivato il tennis, lo sci, il nuoto ed ultimo la pallacanestro: una formazione multilaterale che mi ha sicuramente aiutato molto, ma quello che ricordo fermamente è che la pallavolo è stata sempre al mio fianco ormai praticamente da 19 anni.
E ora a cosa stai lavorando?
Ora mio malgrado sto “solo” allenando ed ho dovuto abbandonare la pallavolo giocata (so che nessuno se ne dispiacera…..ma a me manca molto!!!!). Ad ogni modo, mi sono dedicato negli ultimi anni ad inseguire un sogno, quello di poter conciliare il lavoro con la passione e per il momento ci sto riuscendo. La pallavolo ora è il mio lavoro: collaboro con un’importante società di Serie A1, la Chatoe d’ax Urbino, con il ruolo di coordinatore di un settore giovanile nascente, che mira a coinvolgere anche l’entro terra della provincia.
Il momento più bello della tua carriera……e quello più brutto….
Sicuramente entrambi legati all’esperienza della scorsa stagione, la mia prima esperienza in una società di serie A, sempre alla guida di una formazione giovanile, il ricordo più brutto è stato anche quello più bello…perché come sappiamo dalle sconfitte si cresce e si rinasce sempre più forti; e bene ne ho avuto la prova, l’obiettivo di una stagione, l’accesso alle finali provinciali U18 sfuma in un golden set che ha dell’incredibile. Ma se pur non ancora consapevoli di quanto stesse accadendo, il gruppo intero è rinato da quella triste serata e l’obiettivo finale è diventato goccia dopo goccia sempre più concreto e sempre più vicino fino alla meritata salvezza alla penultima di campionato con una delle gare più belle della stagione…ancora colgo l’occasione di ringraziare un gruppo di ragazze davvero fantastico, che si è stretto sempre più soprattutto nei momenti di bisogno.
Come hai conosciuto Progetto Primo Salto?......raccontaci questo incontro…..
Mi viene sempre da sorridere quando ci penso, anche se ormai mi sembra di conoscere Claudio da una vita…parliamo veramente tanto entrambi. Ci siamo conosciuti grazie ad uno dei nuovi strumenti della comunicazione…internet!! Poi da un primo contatto i rapporti si sono stretti sempre più, fino a che mi ha fatto sentire parte della famiglia, anche se aspetto ancora di mangiare questa benedetta fiorentina, ma soprattutto aspetto la bottiglia di brunello che tanto mi ha promesso.
Cosa vorresti dire ai bambini che stanno per iniziare il Progetto?
Di sicuro che hanno scelto il posto giusto, dove divertimento e voglia di imparare sono ingredienti fondamentali per la crescita e la formazione di tutti, bambini, genitori, istruttori e perché no anche il territorio che li accoglie. Non dovranno mai scoraggiarsi davanti alle difficoltà perché esse saranno alla base del loro cammino di crescita e che troveranno sempre, nei loro compagni, negli istruttori e nei collaboratori tutti un supporto insostituibile e…soprattutto BUON DIVERTIMENTO!!!!! Imparare a crescere con lo sport è un diritto per tutti!!!
Hai trovato la lampada di Aladino……esprimi tre desideri per il tuo futuro
Eh…non è semplice con i tempi che corrono…però un paio di sogni c’è li ho, ma non ve li svelo per ora; vediamo cosa succede!!!!!
Fai un saluto agli Amici del Progetto Primo Salto….ti aspettiamo presto a Siena…..
Auguro intanto buon lavoro a tutti, e spero di essere in palestra con voi il più presto possibile!!!!
Questa è una promessa o una minaccia…mah.
Antonio Rinaldi per noi un grande amico……
Grazie a voi per tutto quello che fate, il nostro movimento sportivo in generale ne ha sempre più bisogno e non mi dilungo qui nell’elogiare l’importanza di un’attività di qualità fin dai primi approcci sportivi, perciò ancora grazie…con la speranza di poter sempre essere utile, un abbraccio a tutti Voi!!!
Ciao Antonio…..presentati ai nostri amici…..
Ciao!!!!…sono nato in Puglia a Foggia, e fino alle scuole superiori ho vissuto in una cittadina piena di monumenti e storia, ma soprattutto piena di sport: Lucera, poi finite le scuole ho frequentato l’università di Scienze Motorie ad Urbino (non potevo fare altro…Mamma, Papà, Zia e prima ancora Nonno insegnanti di Educazione Fisica…non potevo scappare!!!!!) e da li praticamente per 5 anni non mi sono più mosso. Ho iniziato ad allenare continuando fortunatamente a giocare fino a che, conclusa la Laurea Specialistica in Scienze e Tecniche dello Sport, ho ripreso a spostarmi con immenso piacere ma questa magari è un’altra storia
Raccontaci come hai iniziato a fare sport….cosa ricordi dei primi passi nel mondo del volley?

E ora a cosa stai lavorando?
Ora mio malgrado sto “solo” allenando ed ho dovuto abbandonare la pallavolo giocata (so che nessuno se ne dispiacera…..ma a me manca molto!!!!). Ad ogni modo, mi sono dedicato negli ultimi anni ad inseguire un sogno, quello di poter conciliare il lavoro con la passione e per il momento ci sto riuscendo. La pallavolo ora è il mio lavoro: collaboro con un’importante società di Serie A1, la Chatoe d’ax Urbino, con il ruolo di coordinatore di un settore giovanile nascente, che mira a coinvolgere anche l’entro terra della provincia.
Il momento più bello della tua carriera……e quello più brutto….
Sicuramente entrambi legati all’esperienza della scorsa stagione, la mia prima esperienza in una società di serie A, sempre alla guida di una formazione giovanile, il ricordo più brutto è stato anche quello più bello…perché come sappiamo dalle sconfitte si cresce e si rinasce sempre più forti; e bene ne ho avuto la prova, l’obiettivo di una stagione, l’accesso alle finali provinciali U18 sfuma in un golden set che ha dell’incredibile. Ma se pur non ancora consapevoli di quanto stesse accadendo, il gruppo intero è rinato da quella triste serata e l’obiettivo finale è diventato goccia dopo goccia sempre più concreto e sempre più vicino fino alla meritata salvezza alla penultima di campionato con una delle gare più belle della stagione…ancora colgo l’occasione di ringraziare un gruppo di ragazze davvero fantastico, che si è stretto sempre più soprattutto nei momenti di bisogno.
Come hai conosciuto Progetto Primo Salto?......raccontaci questo incontro…..
Mi viene sempre da sorridere quando ci penso, anche se ormai mi sembra di conoscere Claudio da una vita…parliamo veramente tanto entrambi. Ci siamo conosciuti grazie ad uno dei nuovi strumenti della comunicazione…internet!! Poi da un primo contatto i rapporti si sono stretti sempre più, fino a che mi ha fatto sentire parte della famiglia, anche se aspetto ancora di mangiare questa benedetta fiorentina, ma soprattutto aspetto la bottiglia di brunello che tanto mi ha promesso.
Cosa vorresti dire ai bambini che stanno per iniziare il Progetto?
Di sicuro che hanno scelto il posto giusto, dove divertimento e voglia di imparare sono ingredienti fondamentali per la crescita e la formazione di tutti, bambini, genitori, istruttori e perché no anche il territorio che li accoglie. Non dovranno mai scoraggiarsi davanti alle difficoltà perché esse saranno alla base del loro cammino di crescita e che troveranno sempre, nei loro compagni, negli istruttori e nei collaboratori tutti un supporto insostituibile e…soprattutto BUON DIVERTIMENTO!!!!! Imparare a crescere con lo sport è un diritto per tutti!!!
Hai trovato la lampada di Aladino……esprimi tre desideri per il tuo futuro
Eh…non è semplice con i tempi che corrono…però un paio di sogni c’è li ho, ma non ve li svelo per ora; vediamo cosa succede!!!!!
Fai un saluto agli Amici del Progetto Primo Salto….ti aspettiamo presto a Siena…..
Auguro intanto buon lavoro a tutti, e spero di essere in palestra con voi il più presto possibile!!!!
Questa è una promessa o una minaccia…mah.
Antonio Rinaldi per noi un grande amico……
Grazie a voi per tutto quello che fate, il nostro movimento sportivo in generale ne ha sempre più bisogno e non mi dilungo qui nell’elogiare l’importanza di un’attività di qualità fin dai primi approcci sportivi, perciò ancora grazie…con la speranza di poter sempre essere utile, un abbraccio a tutti Voi!!!
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