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martedì 8 febbraio 2011

Bambini e caratteristiche morali


All'età di 5 anni i fanciulli percepiscono che esiste un sistema complesso di regole da rispettare, anche se non ne comprendono ancora il significato. 

Il bambino/a le rispetta per evitare una punizione e/o avere un beneficio (morale di tipo infantile). Da una parte prova sentimenti di ansia nel dover rispettare le norme, dall'altra però le regole lo rassicurano. 
Questa alternanza di stati lo porteranno (più avanti) verso l'acquisizione di una propria autonomia etica. I bambini hanno un senso profondo della giustizia e dell'ingiustizia.
In questo periodo della loro vita i bambini giocano insieme agli altri, ma "ognuno vive il gioco in modo individuale", al punto che se vincono, per loro non è importante che tutti gli altri vincano. 
Oggi sempre più il gioco sta diventando un impellente bisogno per i nostri piccoli, visto che i divertimenti tecnologici, i mass-media e i mezzi di trasporto li rendono sedentari a 5 anni. 
La carenza di attività ludica, di gioco spontaneo è importante che venga rimpiazzato dal gioco sport. Per crescere in modo equilibrato i bambini/e di questa fascia di età hanno più bisogno di giochi e non di discipline sportive troppo strutturate, sottoforma di esercitazioni analitiche e addestrative.

Gioco e divertimento sempre alla base dell'attività motoria...questo è il nostro credo!

martedì 16 novembre 2010

la forza dentro di noi

Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi Sogni, perché c’è un’unica creatura che può fermarti, e quella creatura sei tu. Non smettere mai di credere in te stessa e nei tuoi sogni. Non smettere mai di cercare, tu realizzerai sempre ogni cosa ti metterai in testa.


L’unico responsabile del tuo successo o del tuo fallimento sei tu, ricordalo…ogni pensiero o idea pronunciata a voce alta viaggia nel vento, la voce corre nell’aria, cambiandone il corso. Se sei brava da udire abbastanza, tu potrai ascoltare l’eco di saggezze e conoscenze lontane nel tempo e nello spazio. Tutto il sapere del mondo è a disposizione di chiunque sia dispostoa credere e a voler ascoltare.

La libertà è una scelta che soltanto tu puoi fare: tu sei legata soltanto dalle catene delle tue paure. Non è mai una vera tragedia provare e fallire, perché prima o poi si impara, la tragedia è non provarci nemmeno per paura di fallire.

Mentre noi possiamo orientare le nostre mosse verso un obiettivo comune, ognuno di noi deve trovare la sua strada, perché le risposte non possono essere trovate seguendo le orme di un’altra persona….Se tu puoi compiere grandi cose quando gli altri credono in te, immagina ciò che puoi raggiungere quando sei tu a credere in te stessa.


Peter O’Connor, da "Ali sull’oceano":

lunedì 15 novembre 2010

autostima nei bambini

Come rendere i propri figli sicuri di se e aiutarli a diventare adulti sereni e consapevoli del proprio valore. I consigli della psicologa Anna Maria Roncoroni, presidente Aistap (neonata associazione per lo sviluppo del talento e della plusdotazione)

Sin dai primi anni di vita, i bambini cominciano a costruire una propria immagine di sé, che viene alimentata soprattutto dall’atteggiamento che i grandi hanno nei loro confronti. Ecco come possiamo accrescere la loro autostima e farli diventare adulti sereni e sicuri.

“I bambini non nascono con una percezione di sé, ma la costruiscono a poco a poco osservando come gli altri reagiscono di fronte ai loro comportamenti” premette Anna Maria Roncoroni, psicologa e presidente Aistap (Associazione Italiana per lo sviluppo del talento e della plusdotazione).

“I bambini cercano l’approvazione negli occhi degli adulti – soprattutto dei genitori e delle persone con le quali trascorrono più tempo - capiscono se sono contenti di quel che fanno e questo li aiuta a costruire un’immagine di sé armonica. L’immagine di sé infatti si può dividere in tre parti:
- il sé reale, che è quel che il bambino crede di essere
- il sé ideale, cioè quel che vorrebbe essere
- il sé imperativo, quel che sente di dover essere.

Nel corso della crescita, più questi tre elementi sono in accordo tra di loro, più il bambino crescerà sereno e svilupperà autostima, più si crea uno scollamento, più il bambino non si sentirà adeguato e accettato dalle sue figure di riferimento e percepirà la discrepanza tra quel che sente di essere e quel che gli altri si aspettano da lui.

Strettamente collegati al concetto di autostima sono il concetto di autoefficacia, cioè l’idea che una persona ha di riuscire a superare gli ostacoli, e il concetto di auto-motivazione, cioè sentirsi motivati a fare certe esperienze se ci si sente capaci di affrontarle: avere un elevato senso di autoefficacia e auto-motivazione consente di costruire un’immagine di sé positiva, che migliorerà la propria autostima”.
Progetto Primo Salto ....il bambino è convinto di divertirsi!

Imparare a perdere

“Lancio il dado e ancora una volta mi esce un sei. Fortuna sfacciata, ho vinto anche questa partita a Gioco dell’Oca. La mia piccola, come sempre, ci rimane malissimo e piange disperata.
“Non si può sempre vincere - le dico -. Vedrai che la prossima volta andrà meglio. Comunque la cosa più importante è divertirsi, non vincere”.
“Non è vero, voglio sempre vincere,” ribatte la piccola.

La bimba ha cinque anni e come molti bambini della sua età, non riesce a mandare giù le sconfitte. Come si può fare per aiutarla?

Secondo Armin Krenz, ricercatore all’Istituto di psicologia applicata e pedagogia di Kiel, in Germania, il genitore nell'esempio ha sbagliato a cercare di consolare la bimba. "La rabbia deve emergere – sostiene Krenz -. Gli adulti devono confermare i sentimenti dei bambini, in modo che questi possano sfogare le proprie frustrazioni.”

Allora che cosa avrebbe dovuto dire il genitore a sua figlia? "Questo stupido dado! Anche io da piccolo mi arrabbiavo tantissimo quando perdevo. Ho persino fatto a pugni con il cuscino!"

“I bambini si liberano dai sentimenti di rabbia solo se possono esprimerli”, ribadisce Kerstin Bahrfeck-Wichitill, pedagoga del linguaggio dell’Università tedesca di Dortmund.

Quello che gli adulti fanno fatica a capire è che per i bambini una sconfitta al Gioco dell’oca non è una cosa da poco, è una minaccia esistenziale, una risposta brutale alle domande "Chi sono?" e "Cosa so fare?" Insomma può colpire pesantemente l’ autostima.

Dovremmo quindi risparmiare ai nostri figli queste esperienze? E bandire giochi come il Gioco dell'oca o altre forme di competizione?

"No, si sa che i bambini non sono buoni perdenti - dice Krenz – ma se a cinque-sei anni continuano a lamentarsi per le sconfitte, vogliono essere sempre i primi e decidere sempre a che gioco giocare, bisognerebbe andare un po’ più a fondo e aiutarli a recuperare sicurezza in se stessi.

A quell’età dovrebbero infatti aver già raccolto sufficienti esperienze per perdere senza troppi drammi".

Federico, sei anni, appena un anno fa faceva il diavolo a quattro a ogni sconfitta. Ora invece sembra aver imboccato la strada giusta. Litiga meno con i compagni, si infuria meno e sa anche perdere.

Forse perché sua mamma ha introdotto un nuovo rituale per la sera e negli ultimi tempi si occupa molto più di lui. Forse perché le sue maestre hanno capito come prenderlo.

E forse anche perché ha iniziato a dedicarsi di più a giochi in cui vincere non conta. “Si tratta sicuramente di un mix di cose, ma non va sottovalutato l’ultimo aspetto - osserva Krenz -. I giochi di movimento, in cerchio, di ruolo e le costruzioni, in cui i bambini imparano anche il loro valore personale, sono più formativi dei giochi che mettono in competizione e aiutano a superare le sconfitte”.
Progetto Primo Salto...si vince e si perde con il sorriso!